Riflessi della Fede nell'arte contemporanea

La Chiesa ha da sempre visto nell’arte un importante mezzo di comunicazione, ed è su questo argomento che la mostra organizzata dal Centro Culturale San Nicolò e dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Lecco intende riflettere, in un momento storico in cui sembra che ormai, nei luoghi dell’espressione artistica, la catena si sia spezzata, che sia andato in frantumi il rapporto stesso dell’uomo con Dio.

Gillo Dorfles alcuni anni fa diede inizio ad un dibattito, condotto sulle colonne del Corriere della Sera, intitolato "Religione e modernità. L'arte sacra contemporanea? Che orrore" e poneva due domande cruciali: "È sufficiente la fede per far accettare la mediocrità di tanta arte sacra contemporanea? E, d'altra parte, è possibile un'arte veramente attuale che sia anche sacra?".
Impressionato dall'infima qualità di molte opere adibite a luogo di culto, nonché dalla facile accettazione del kitsch nelle chiese, Dorfles chiedeva come spiegare il fatto che "l'arte religiosa, che pure dominò nell'Occidente cattolico per un'ininterrotta serie di secoli, abbia perso quasi ogni diritto di cittadinanza e abbia dato ben poche prove di sé se non in qualche opera architettonica".

Nel 2008 Monsignor Timothy Verdon riprendeva sull’Osservatore Romano questo dibattito che aveva visti impegnati, oltre a Dorfles, il filosofo Emanuele Severino e il direttore del Museo Diocesano di Milano, Paolo Biscottini. Scriveva Verdon che la domanda di Dorfles era ancora del tutto pertinente, dati gli adattamenti, spesso maldestri, di stili contemporanei e i risultati quasi sempre deludenti degli artisti in questo campo, ma era anche una domanda urgente, per l'importanza che la Chiesa tornava ad attribuire all'immagine sacra, definita da Benedetto XVI come una forma privilegiata di "predicazione evangelica".
Un’arte sacra contemporanea, continuava Verdon, se non altro come atto di fede, è possibile ma anche molto difficile.
 
Riflessi della Fede nell'arte contemporanea
21x24 cm
Pagine: 84
cartaceo: 978-88-97202-23-3
ebook: 978-88-97202-25-7
Cinquesensi Editore

Catalogo realizzato in occasione della mostra
a cura di Gian Luigi Daccò
e Barbara Cattaneo

8 giugno - 8 settembre 2013

Alfredo Chiappori
La sfida di Chiàppori risulta ancora più ardita se si tiene conto di due scelte radicali: quella di un testo pressoché privo di tradizione illustrativa e quella di un linguaggio espressivo rigorosamente aniconico. [...] Sarebbe però concettualmente sbagliato e criticamente scorretto credere che Alfredo Chiàppori si sia fatto suggestionare dal testo biblico, per lasciare fluire sul foglio, in maniera emotivamente libera, i propri segni e i propri colori. Al contrario, le dodici tavole di Qohelet non sono una questione squisitamente stilistica, non sono puro gioco formale, ma nascono da un’attenta analisi del testo e da una precisa riflessione.

Michele Tavola

 
Giuliano Collina
[...] Si ha l’impressione che la scelta del tema sacro, dominante nella produzione pittorica di Collina negli anni più recenti, non modifichi la sua fondamentale ricerca linguistica ed espressiva, che procede per nuclei tematici dove il soggetto appare essenzialmente come un pretesto per dipingere. Proprio il gusto della pittura, in fondo, è quello che conta, per esempio, nel Corpo deposto: una figura tragica nella sua materiale matericità [...] per un pittore, è la pittura il principale dato di realtà: la propria e quella degli altri; e ancora, la pittura e la sua percezione. Nascono da incontri del genere quadri come Le mani offerenti, che rivisitano e raccontano con tutt’altra intonazione le mani di un’Annunciazione di Lorenzo Lotto, oppure L’Angelo in abito rosso, sviluppo di un’idea figurativa suscitata dall’incontro con un dipinto di Giotto, guardato in una riproduzione di bassa qualità, in ogni caso più che sufficiente per far scattare l’immaginazione e il desiderio di darle forma.

Antonello Negri
 
Cesare Colombo
[...] Cesare Colombo è un fotografo agile. Ricerca, all’interno dell’immagine, un livello di narratività che, circolando da un elemento all’altro della composizione, strappi la fotografia ai limiti del frammento. Si muove con elasticità dentro le sue fotografie, mutando punto di vista, obiettivi, taglio, grado di nitidezza, a seconda delle esigenze: anzi, con il passare degli anni, per una sorta di vitalità crescente, anziché irrigidirsi su “schemi preferiti” la sua immagine diventa più movimentata. Ma ad alcuni elementi - la decisa geometrizzazione degli spazi dentro i quali le figure si muovono con chiarezza, la ricerca costante di texture urbane e umane - Cesare Colombo resta fedele. Non ci riferiamo a questi come a elementi formali, ma come a strumenti narrativi che mirano alla decifrazione di uno spazio e alla definizione di rapporti sociali [...].

Roberta Valtorta
 
Claudio Destito
[...] un ancoraggio ai postulati delle ricerche storiche dell’arte concettuale e minimale con chiave attenta al presente. L’ilarità dei significati dona un tocco squisitamente personale al suo lavoro ironico; un quid unico di un gruppo di tendenza ancora da scoprire [...].

Sandie Zanini
 
Luigi Erba
La mia espressione intorno al sacro ha origini lontane, nelle prime esperienze degli anni Settanta sulla montagna. inizialmente non sempre consapevole perché legata visivamente e emozionalmente allo studio della luce tagliente, alle case di montagna che tendevano in un paesaggio interiore, architettonicamente spesso, verso forme antropomorfe. Poi gli interni delle baite dove l’iconografia religiosa compariva attraverso oggetti, simboli, che si stavano sfaldando e perdendo, associati anzi alle immagini pubblicitarie e agli oggetti di consumo. Oggi continua con le foto delle ultime fabbriche ancora esistenti nel territorio lecchese che mi sembrano delle sindoni, dei sudari dove hanno lavorato migliaia di persone.
 
 
Giansisto Gasparini
Nelle incisioni di Gasparini c’è lo stare vicini degli uomini, il buio della materia, la testimonianza della fatica e del dolore. La vicinanza materiale e ideale degli uomini è un sapore di quegli anni feroci e gioiosi. La povertà è certo un collante per gli uomini, nel male e nel bene. Si sa stare vicini per promiscuità fisica e per impegno della sorte, e si sta vicini per il bisogno e per l’offesa. Nella fatica e nel dolore i miti stanno vicini, almeno quanto i violenti, pur nella promiscuità, si pongono distanti.
[...] E di questo sentimento del tempo, che è poi tempo ottocentesco, oscurato dalle ideologie e dal disperato mondo rovescio di quel che Manzoni azzardava nel grido “Dio quanto sei terribile”, e cioè nel rifiuto d’una metafisica realtà e di un’eterna ripresa, è immagine significativa il lavoro di Gasparini. Non solo la durezza e la densità del segno, ma anche, spesso, il prevalere del nero inchiostro sui chiari e le libertà del segno.

Franco Loi
    
Nino Lupica
[...] Nino Lupica, superiore grafico di fantasia barocca, patetico, forte, vorticoso e leggero entra con decisione e con rapimento in questa materia ambigua e bruciante.
È tanto intelligente e tanto felice da investirla con il suo ritmo impetuoso proprio nella sua ambiguità, nel suo sperdimento, per cui l’inferno è prossimo alle beatitudini del Paradiso. In alcuni suoi dinamici tortiglioni semi-figurali, affollati comunque di anima, il movimento è insieme discendente e ascensionale: si è indecisi se il culmine dell’immagine è la cupola del cielo, l’ingresso nella candida rosa oppure il boccaporto di Lucifero. Trovo che pochi artisti abbiano come Lupica non illustrato o commentato ma assunto come proprio il tema nel processo stesso del suo autodefinirsi.
A mio avviso, un accadimento folgorante, un raggiungimento magnifico.

Mario Luzi
 
Tito Stefanoni
Il lavoro di Tino Stefanoni, pur non appartenendo in senso stretto a quello dell’arte concettuale, di fatto, si è sempre sviluppato nella stessa area di ricerca. Ha sempre guardato al mondo delle cose e degli oggetti del quotidiano, proponendoli nella loro più disarmante ovvietà, come tavole di un abbecedario visivo o pagine di un libretto d’istruzioni dove le immagini sostituiscono le parole. A differenza del mondo animale e del mondo vegetale che non sono di pertinenza dell’uomo, il mondo delle cose è invece l’unico segno tangibile della sua esistenza, e quindi di sua proprietà, traccia del suo pensiero e della sua storia dove si possono creare arte e bellezza che non sono l’arte e la bellezza della natura.
 

Valentino Vago
Nei più recenti anni di ricerca Valentino Vago torna ai cieli luminosi della sua pittura, si affida ai colori che lentamente si rivelano come tramiti verso l’infinito, prosegue il viaggio nell’emozione della luce di fronte al mistero di ogni apparizione. Il mistero è l’incanto di spazi imponderabili che si aprono oltre l’orizzonte del visibile, è la vastità del tempo in cima ai pensieri più reconditi, è la soglia del presente che trasmette l’essenza di tutte le immagini dipinte.

Claudio Cerritelli

Giancarlo Vitali
[...] Una grande pittura inconfondibilmente alla Vitali, eppur inedita,
fattasi grigia e penitenziale, seconda pelle d’una realtà ora bella e dolorosa,
ora leggera e indecifrabile, ora faticosa e ilare. Una povera realtà che,
a settant’anni, Vitali guarda ancora con gli occhi di un innamorato:
forse perché essa, in ogni immagine, cova l’immagine del Volto santo,
l’immagine che non muore, come Francesco ci ha testimoniato.

Domenico Montalto
 
Mostra
8 giugno - 8 settembre 2013
Palazzo delle Paure, Lecco

VENERDÌ 7 GIUGNO - ore 18
Inaugurazione

MERCOLEDÌ 12 GIUGNO - ore 21
Tavola rotonda Religione e modernità. L'arte sacra contemporanea

Orari
da martedì a venerdì: 15-19
sabato e domenica: 14-20
chiuso il lunedì e il 15 agosto
Ingresso libero

Informazioni
Si.M.U.L (Sistema Museale Urbano Lecchese)
t. 0341.481.247-249
segreteria.museo@comune.lecco.it
Parrocchia di San Nicolò
t. 0341.282403
segreteria@chiesadilecco.it
 
Cinquesensi Editore
Piazza del Palazzo Dipinto, 2, 55100 Lucca
t. +39 0583 316509 - email - editore.cinquesensi.it

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